Il mondo è fatto di luoghi comuni, questo lo sappiamo bene.
Ed è quindi normale che anche nel mondo della finanza ce ne siano parecchi…
Uno di questi è certamente che investire in azioni è molto rischioso.
Ma è vero?
Beh, la domanda è molto interessante, ma prima di rispondere è importante capire bene cosa si intende per rischio.
Infatti, come ha ricordato il mio ottimo analista Nicola, durante l’evento di Roma, in ambito accademico il rischio è associato al concetto di volatilità.
Per dirla molto terra terra, Nicola mi perdonerà, più uno strumento finanziario va su e giù (quindi ha movimenti marcati sia verso il basso che verso l’alto), più questo strumento è volatile e di conseguenza rischioso.
Quindi siccome le azioni sono per loro natura molto volatili, vengono considerate rischiose.
Ma siamo sicuri che volatilità e rischio siano la stessa cosa?
E soprattutto siamo sicuri che la volatilità sia una cosa negativa?
Infatti senza volatilità non ci sarebbero nemmeno i rendimenti, quindi le azioni sono sì le più volatili, ma anche, per distacco, le più redditizie.
Ma torniamo al concetto di rischio…
Supponiamo di comprare un titolo azionario a 100 dollari con l’idea di tenerlo 5 anni.
Dopo un anno questo titolo va a 250, poi dopo 3 anni precipita a 50 e infine al termine dei 5 anni risale a 200.
Il titolo ci ha fatto registrare un bel utile, ma si è rivelato molto volatile.
Però la domanda che devo farmi è: questa volatilità mi ha fatto perdere qualcosa?
Ovviamente no, se io tengo fede al mio proposito di far durare l’investimento 5 anni.
Quindi a mio avviso sarebbe più corretto definire il rischio come la probabilità che ho di perdere soldi.
La volatilità in se non mi fa perdere soldi, quello che mi fa perdere soldi è se alla fine del periodo di durata del mio investimento il titolo si trova ad un prezzo inferiore rispetto a quando l’ho acquistato.
Quindi se io paragono la rischiosità tra azioni e obbligazioni quello che devo fare è verificare il rischio di perdita massima che ho dopo un anno, dopo due anni, dopo cinque anni e così via…
In questo modo mi rendo conto, in base all’orizzonte temporale, qual è lo strumento con il quale rischio di perdere più soldi.
Fare questo calcolo non è semplice, ma per fortuna c’ha pensato per noi Jeremy Siegel, un celebre professore universitario presso la Wharton School University of Pennsylvania.
E, sorpresa sorpresa, lo stesso Siegel ha dimostrato che, per quanto possa apparire strano, nel lungo periodo l’investimento più sicuro, dal punto di vista della conservazione del potere d’acquisto, sono state le azioni e non le obbligazioni.
Il grafico qui sotto chiarisce in modo inequivocabile il senso delle sue parole.
Come vedi, l’immagine mostra il comportamento di tre asset class, evidenziando il guadagno massimo (barra superiore) e la perdita massima (barra inferiore) che ogni strumento può dare in base all’orizzonte temporale.
In sostanza Siegel ha messo a confronto le azioni (Stoks) con le obbligazioni a medio/lungo termine (Bonds) e le obbligazioni a breve termine (T-Bills).
Il risultato è evidente, nel brevissimo periodo le azioni sono certamente più rischiose delle obbligazioni, ma già dopo 5 anni il rischio è pressoché uguale, con la differenza che le azioni offrono un potenziale di rendimento molto maggiore.
Se poi arriviamo a 10 anni le azioni diventano meno rischiose e più redditizie rendendo il confronto con le obbligazioni quasi imbarazzante per queste ultime.
Ma il top lo si raggiunge con un orizzonte temporale superiore ai 20 anni, dove storicamente le azioni si sono rivelate a rischio zero.
Infatti investendo nel lungo periodo sul mercato azionari è praticamente impossibile perdere soldi.
Questo studio è veramente eccezionale perché ribalta una radicata convinzione comune, ovvero quella che le azioni sono più rischiose delle obbligazioni.
Questa credenza è vera solo nel brevissimo termine, poi diventa totalmente falsa e le azioni diventano meno rischiose delle obbligazioni.
Certo, è il caso di ricordare che quello che è successo nel passato non è detto che si riproponga anche nel futuro e che il discorso che abbiamo fatto vale se uno ha un portafoglio diversificato, perché sulla singola azione è possibile perdere anche nel lungo periodo.
Però non c’è dubbio che la credenza secondo cui le azioni siano più rischiose delle obbligazioni sia da rivedere.
Del resto io sono anni che vado dicendo che l’importante è avere un orizzonte di lungo periodo, poi non c’è nulla di migliore che il mercato azionario ed in particolare il mercato azionario americano.
E’ per questo ho scritto un libro proprio per spiegare qual è il modo migliore per sfruttare al massimo tutte le potenzialità che questo enorme mercato offre.
Il libro si chiama “Battere il Benchmark – La prima Bibbia sugli investimenti nel mercato americano”.
Dai un’occhiata a questo link.
Al tuo successo!
Giuseppe Pascarella