Ecco l’inaspettata dichiarazione di Christine Lagarde

In molti si aspettavano un giugno tranquillo per via dei bassi volumi che contraddistinguono i mercati finanziari in questo mese estivo…

E invece, giovedì sera, gli indici statunitensi più importanti come lo Standard & Poor’s e il Nasdaq sono scesi di oltre il 2%.

Qualcosa che non vedevamo praticamente da settimane. 

Ma perché questo calo?

Le pesanti vendite che si sono registrate sono dovute alle dichiarazioni della BCE.

La Banca Centrale Europea ha infatti annunciato di aver pianificato – già nel mese di luglio – il primo aumento dei tassi di interesse.

Inizialmente Christine Lagarde, la presidente della BCE, disse che non ci sarebbero stati incrementi nel 2022.

Successivamente fece dietrofront…

Affermando che il primo aumento si sarebbe visto a settembre.

Ora, la notizia di un importante anticipo sulla tabella di marcia ha inevitabilmente suscitato agitazione sul mercato.

E suscita molta incertezza il fatto che Lagarde non sappia ancora l’entità di tale rialzo…

Motivo per cui Standard & Poor’s è sceso prima intorno ai 4070 punti, un livello abbastanza importante che molti investitori e analisti tecnici seguono da tempo, per poi chiudere a quota 4017. 

Quando l’indice è sceso al di sotto di questo livello, i trader rialzisti hanno perso totalmente fiducia e hanno cominciato a scaricare le loro azioni. 

Come avviene di solito, le persone in preda al panico, cominciano a vendere. 

Ma ora il punto è questo…

Se i compratori, quindi gli investitori che hanno fiducia nel mercato, non intervengono quando viene rotto un determinato supporto… 

A quel punto si apre la porta a perdite molto più alte. 

E se i livelli di supporto vengono rotti a ribasso, è probabile che gli orsi (i venditori) prendano il controllo. 

Molti investitori mettono infatti degli stop loss al di sotto di alcuni livelli cruciali così da limitare le perdite.

Quindi inseriscono una vendita automatica nel momento in cui viene rotto un determinato supporto.

E come ti dicevo in precedenza, essendo 4070 un supporto tecnico decisamente importante, va da sé che molti stop loss siano scattati.

Se l’S&P 500 fosse sceso al di sotto dei 4000, sarebbero probabilmente scattate ulteriori vendite automatiche molto importanti, e le perdite sarebbero state indubbiamente molto più pesanti.

Attualmente, l’indice europeo dei prezzi al consumo, è dell’8,1% su base annua calcolato a maggio, e secondo gli economisti non dovrebbe scendere al di sotto di 7,5%. 

L’inflazione e le notizie della Bce hanno inoltre spinto il rendimento del Bund tedesco a due anni fino allo 0,83% da un livello di chiusura dello 0,71%. 

E le obbligazioni europee hanno subito un brusco aumento delle vendite dopo la dichiarazione della Lagarde in cui ha accennato la possibilità di un doppio aumento dei tassi a luglio e a settembre.

Tutto questo sta inevitabilmente spingendo anche i rendimenti del mercato obbligazionario americano verso l’alto.

Questo perché, quando numerosi investitori vendono le proprie obbligazioni, quel determinato mercato risulta essere meno appetibile, il che significa prezzi a ribasso con conseguente aumento dei rendimenti. 

Infatti il rendimento dei T-Bond a due anni è salito al 2,81%, un livello che non si vedeva dalla fine del 2018. 

Ma questo che cosa significa?

Solitamente in situazioni del genere le persone tendono ad acquistare titoli azionari che offrono dividendi del 3-3,5%, i cosiddetti redditi fissi. 

Ma se dall’altra parte ci trovassimo nella situazione in cui le obbligazioni offrono rendimenti più alti dei dividendi azionari, automaticamente l’investitore vende l’azione e acquista l’obbligazione perché più sicura ed è  pagata dal governo statunitense.

Tuttavia, un segnale positivo per il mercato azionario potrebbe arrivare qualora il prezzo del petrolio venisse stabilizzato.

Ma vediamo perché…

Vedi, il petrolio non solo è un bene indispensabile…

…ma il prezzo al barile è estremamente importante per l’economia globale tanto da influenzare pesantemente l’inflazione.

Va da sé, quindi, che stabilizzando il prezzo del petrolio, sarebbe automaticamente più facile lavorare per contrastare l’inflazione.

Ecco perché il segretario al Tesoro americano, Janet Yellen, ha affermato che gli Stati Uniti si stanno impegnando con le nazioni europee per porre un tetto al prezzo del petrolio. 

La strada, al momento, sembra quella di voler mantenere il petrolio russo. 

La cui vendita è attualmente limitata negli Stati Uniti e in molte parti dell’Europa, ma non verso l’India e la Cina. 

Motivo per cui potrebbe essere difficile bloccare il prezzo evitando così che torni a salire come nelle ultime ore. 

Ma non solo…

Fin quando non cesseranno le tensioni in Ucraina e non ci sarà un percorso per la revoca delle sanzioni alla Russia, l’offerta del petrolio da Mosca, guidata dai problemi geopolitici attuali, rimarrà inevitabilmente un’influenza dominante sul mercato. 

Il prezzo del petrolio è quindi uno snodo cruciale per far sì che l’inflazione torni nella norma.

Possiamo alzare i tassi di interesse quanto vogliamo, ma l’inflazione, fin quando non riusciremo ad intaccare il prezzo del petrolio, sarà sempre più pressante.

 

Al tuo successo,

Giuseppe

 

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