Ormai credo che ognuno di voi abbia capito che l’anno scorso a causa della pandemia, il mondo economico si è fermato e che con le riaperture di molti paesi, i paesi siano tornati alla normalità generando però una abbondanza di domanda che sta mandando in pappa tutto il sistema di approvvigionamento, a partire da quello energetico. Un vero è proprio ingorgo.
Bloomberg Economics da sempre cerca di costruire dei nuovi indicatori nella speranza di capire o più semplicemente tenere sotto controllo determinati eventi.
L’ultimo generato, che vi mostro qui sotto, mette in luce l’incapacità del mondo di trovare una soluzione rapida a quello che viene definito Big Crunch, e come in molte regioni del mondo stia peggiorando.
La ricerca eseguita da Bloomberg ha lo scopo di identificare che è evidente ad ognuno di noi: nei supermercati cominciano a notare alcuni scaffali vuoti, più volte durante le mie dirette o articoli ho sottolineato l’affollamento nei porti americani, foto di navi in attesa da giorni o settimane di essere scaricate. Molte di loro trasportano non solo materiale sfuso, come materie prime per le industrie, ma anche prodotti per gli stabilimenti automobilistici in cui la produzione è ferma dalla mancanza di microchip.
Nella nostra vita quotidiana magari non ce ne rendiamo conto, ci alziamo, facciamo uno sport (i più bravi) andiamo al lavoro e tutto sembra normale. Ma i più attenti si saranno accorti che sui cartellini di molti articoli i prezzi sono aumentati. Il mio mio amico Max proprio ieri mi diceva di come il suo viaggio da Firenze a Torino per tornare dalla famiglia sia passato da 60 a 75 euro.
All’inizio di questo periodo inflazionistico le banche centrali (soprattutto Powell della FED), erano certe che l’aumento dell’inflazione fosse solo una fase transitoria, col passare dei mesi si stanno allontanando dalla loro opinione iniziale e cominciano sempre più spesso a inviare messaggi su una possibile inflazione duratura nel tempo. Potrebbero essere costrette a contrastare l’aumento dei prezzi con aumenti dei tassi di interesse prima del previsto. Ciò pone nuove minacce a una ripresa già incerta e potrebbe togliere ossigeno all’aumento dei prezzi degli immobili e ai mercati che non smettono di creare nuovi massimi.
Il problema principale degli ingorghi nei porti è sicuramente la carenza di manodopera nei principali punti di snodo negli Stati Uniti. Carenza sostenuta dagli stimoli del periodo pandemico che ha reso le persone meno propense a cercarsi un lavoro e si è concentrata più sui beni che sui servizi.
Non solo spostare, ma anche produrre
Ci concentriamo spesso sul muovere i beni, ma esiste anche un altro problema importante, la produzione. Il mondo sta ancora lottando per produrre. I produttori sono stati colti alla sprovvista dal rimbalzo della domanda di quest’anno dopo aver ridotto gli ordini di materiali lo scorso anno, quando i consumatori hanno smesso di spendere sui beni e si sono concentrati sui servizi.
Le misure si basano su una serie di dati, dai prezzi di fabbrica al rapporto tra inventario e vendite per i rivenditori e l’arretrato degli ordini per le imprese del settore dei servizi. Letture pari a zero indicano condizioni normali, quelle negative indicano che i beni sono abbondanti e quelle positive indicano carenza. Gli indicatori mostrano un brusco passaggio dall’eccesso di offerta prima della crisi di Covid alle significative carenze di oggi.
In Vietnam, gli stabilimenti che producono scarpe Nike hanno dovuto ridimensionare la produzione perché i lavoratori migranti si erano trasferiti nelle loro province d’origine per paura del Covid-19. La Cina, la potenza manifatturiera mondiale, sta affrontando nuovi focolai di virus e risponde con lockdown mirati. I suoi prezzi di produzione stanno aumentando a un tasso annuo del 10% su base annua, il ritmo più veloce dagli anni ’90.
Mettendo insieme tutti questi pezzi, gli indici di offerta di Bloomberg Economics mostrano carenze di beni e l’area dell’euro è a un livello molto elevato elevato.
La domanda che tutti si pongono in questo momento è, quanto durerà questo periodo? Quando finirà questo problema di approvvigionamento?
Giganti come Amazon e Apple, abituati a gestire le catene di approvvigionamento a loro piacimento, non vedono la situazione migliorare rapidamente. Amazon ha affermato che l’intero profitto del quarto trimestre potrebbe essere spazzato via da un aumento del costo del lavoro. Apple ha dichiarato di aver perso 6 miliardi di dollari di vendite a causa dell’incapacità di soddisfare la domanda e potrebbe perdere di più nel prossimo trimestre.
Le condizioni critiche di spedizione dovrebbero iniziare ad allentarsi dopo il capodanno cinese, quindi all’inizio di febbraio, anche se le interruzioni potrebbero durare almeno fino alla metà del prossimo anno. Anche allora, con la domanda repressa potrebbe volerci ancora del tempo prima che le catene di approvvigionamento si risolvano completamente.
Cosa accadrà dopo?
La risposta a questa domanda è tanto importante quanto impossibile da rispondere. Quello che viene dopo è un territorio inesplorato, in parte a causa del gran numero di colli di bottiglia lungo il percorso che parte dalle catene di montaggio e finisce nei carrelli della spesa. Nel frattempo, mentre un fornitore attenda che un altro consegni la merce, i ritardi si alimentano a vicenda in un gioco perverso.
I sistemi logistici di solito guidano gli alti e bassi dell’economia globale secondo uno schema abbastanza prevedibile: l’aumento della domanda stimola il commercio, spingendo verso l’alto le tariffe di spedizione e annunciando tempi buoni per i vettori merci, fino a quando non aumentano la capacità e segue un crollo.
Ma la pandemia ha sconvolto quel ciclo. Anche in mezzo a segnali di rallentamento della crescita, la linea produttiva del commercio internazionale non è mai stata così intasata.
Le oltre 70 navi ancorate al largo di Los Angeles, ad esempio, sono caricate con abbastanza container da estendersi dalla California del sud a Chicago, se ne mettessimo uno contro l’altro. E anche quando queste navi attraccheranno, i loro carichi andranno a sbattere contro le migliaia già bloccate nei porti in attesa di un trasporto nell’entroterra.
Tutto questo richiederà più camion ed inevitabilmente più camionisti nel breve periodo e questi non si trovano.
Qui arriva il momento di Biden. La sua legge sulle infrastrutture non poteva arrivare in un momento migliore. Una soluzione a lungo termine significa tenere sotto controllo il Covid-19, ma anche costruire nuove infrastrutture come porti più efficienti e migliorare la tecnologia per le transazioni digitali e comunicazioni più veloci, tutto a vantaggio di una catena logistica migliore nel tempo.
Quali sono i settori e paesi più colpiti
In altre parti del mondo, i colli di bottiglia delle spedizioni hanno spesso seguito condizioni meteorologiche avverse e epidemie di virus, come la recente esplosione di Covid-19 a Singapore. L’analisi della congestione portuale ha mostrato che proprio Singapore è la città-stato con il più alto tasso di navi ferme da Aprile, 53 per l’esattezza.
Perchè è un problema per gli Stati Uniti, i vestiti e l’elettronica per la casa che riempiono i carrelli dei consumatori si basano su pezzi prodotti all’estero che spesso transitano per Singapore. E con i tassi di vaccinazione in molti paesi asiatici ancora bassi, è un problema che non scomparirà presto.
Affinché la catena di approvvigionamento si riprenda, sarà necessaria anche una certa dose di fortuna, come per esempio disastri meteorologici o umani, come la nave incagliata nel canale di Suez ad inizio anno.
Per un’economia globale che sta uscendo dalla più profonda recessione della storia recente, le carenze di offerta causate in parte dalla forte domanda sono un buon problema da avere, come avere abbondanza di giocatori di calcio bravi da mettere in campo. Chiaramente peggio sarebbe una situazione opposta: cioè un’offerta abbondante. In questo caso le economie sarebbero rimaste depresse, con milioni di disoccupati in più.
Conclusione
Naturalmente le previsioni di una rapida stretta monetaria sono state costantemente sbagliate in passato e potrebbero esserlo di nuovo. La domanda di beni potrebbe raffreddarsi man mano che lo stimolo pandemico svanisce o i timori di condizioni finanziarie più rigide erodono la fiducia.
Una rotazione della spesa dai beni ai servizi, già in atto negli Stati Uniti, ridurrà lo squilibrio tra offerta limitata e domanda in forte espansione. Un rallentamento sostenuto in Cina potrebbe colpire i prezzi delle materie prime.
Anche le catene di approvvigionamento potrebbero districarsi più rapidamente del previsto. L’indicatore Bloomberg delle carenze negli Stati Uniti è diminuito nelle ultime letture, pur rimanendo su livelli storicamente elevati. Il problema più grande, che noi analisti viviamo ogni giorno, è che non ci sono dati storici a supporto, quindi navighiamo al buio, non abbiamo pietre di paragone.
La situazione attuale è unica e molto diversa dalle interruzioni isolate che il mondo ha subito negli anni. Io penso che quando questo ingorgo finirà, il mondo sarà un posto molto diverso.
Al tuo successo.
Giuseppe Pascarella