Approvvigionamento energetico quasi al collasso, scorte di prodotti che forse non arriveranno per Natale, il Bitcoin rompe i 60.000 e si dirige verso i 70.000 dollari, Tesla che continua a salire come se non ci fosse un domani sulle probabili entrate di 51 miliardi del 2021 e infine, come non bastasse, inflazione alta e rialzo dei tassi dietro la porta che spiano il mercato.
Ci sono tutti gli ingredienti per una bella bolla, eppure….
Gli amanti dell’analisi e della statistica hanno persino inventato un cronometro per le bolle. Esatto, il bubble-timing. Non bastano i km percorsi da un calciatore durante una partita, no, dovevano fornire anche la statistica di quanti cl di acqua beve o quante gocce di sudore perde, solo così sapremo il risultato certo e sicuro del finale di partita. Ovvio.
Forse non mi credete, eppure eccolo qui sotto, il bubble-timing, l’unico vero strumento che garantisce il momento esatto in cui una bolla scoppia oppure no.
Direi che abbiamo giocato poco, ma credo sia abbastanza. L’idea di cronometrare una bolla è seducente, ma è nella pratica direi impossibile perchè il futuro è l’unica cosa che non possiamo prevedere. Il grafico mostra i risultati di una “perfetta strategia” di bubble-timing che indica di entrare nel settore S&P 500 Information Technology durante il gennaio 1996 e ripassa tutto nel Russell 2000 Value il 27 marzo 2000, il giorno in cui i titoli tecnologici raggiunsero il picco.
Seguendo questa strategia, l’investitore avrebbe ottenuto risultati stratosferici, ma il punto è che il 99,4% degli investitori hanno fatto quanto detto dal grafico. Perchè? Perchè un investitore pensa sempre che sarà lui a uscire al momento giusto, sarà lui a capire quando la bolla è scoppiata.
Anticipare è solo un modo carino e gentile per dire ho sbagliato. Se la bolla si sta ancora gonfiando, rischi il rimpianto uscendo. Se sei un consulente come me, corri anche il rischio di apparire male rispetto ai colleghi e di soffrire di deflussi mentre i clienti vanno altrove. Anche se sai di essere in una bolla, la saggezza convenzionale ci dice che è meglio proseguire e passare oltre.
Ma è davvero così? Richard Bernstein Advisors ha affermato all’inizio di quest’anno che il mercato azionario statunitense era già in una bolla, e ora sta sostenendo provocatoriamente che non è mai troppo presto per vendere.
Ormai sta diventando sempre più allettante cercare di prevedere, è insito nella natura umana e non possiamo farci nulla. Nessuno riesce a vedere il dopo bolla. Le aziende, dopo un bel repulisti, funzionano molto meglio. Una bolla sposta il capitale in modo che la sua deflazione porti i fondi a fluire verso settori precedentemente lasciati in disparte. Prendiamo il 2000 per esempio, la famosa bolla delle DotCom.
Sorprendentemente, investire nell’indice Russell 2000 Value, totalmente “fuori moda” negli anni precedenti allo scoppio della bolla, avrebbe battuto il Nasdaq 100.
Magari con della pazienza
Molti ormai sanno che sono un investitore Value. Investire in società Value mentre la bolla in altri asset si gonfia mette al riparo? Ovviamente no, però come il passato dimostra, investire Value mentre si sta gonfiando una bolla, aiuta a recuperare meglio quando il repulisti è terminato.
Allora Giuseppe tutte le tue belle parole sulle Growth e/o small-cap alla Jeremy Siegel dove sono andate a finire? Il punto è che tutti cerchiamo l’asset super performante perchè abbiamo sempre il timore dello scoppio. Invece dovremmo soffermarci a riflettere non sull’asset, il settore o la geografia, ma sul tempo. Le small cap nei quattro anni a cavallo del 2000, hanno preso un percorso sorprendentemente diverso alle Value, ma hanno registrato quasi esattamente lo stesso ritorno pochi anni dopo.
Il problema è che non hai la sensazione di fare soldi. Anzi peggio, hai la sensazione di perdere una grande opportunità. Se vendo sul picco e compro nel solco, faccio molti più soldi. Solo se ci prendi però!
Io lascio stare, preferisco non scommettere contro una bolla.
Tesla può stare al passo con Amazon?
In termini di crescita intendo, anche perchè è inutile sottolineare l’ovvio, lavorano in due mondi diversi. Nessuna azienda ha mai raggiunto una valutazione di trilioni di dollari con entrate così piccole. La sua capitalizzazione di mercato dà per scontato un’immensa quantità di successo in futuro. Quindi è possibile immaginare una versione del futuro in cui il prezzo di oggi sembra un buon affare.
Il punto è che per quanto ammiri Musk e mi piacciono le auto che produce, esistono molti più futuri in cui Tesla appare come un disastro.
Perchè parlo di Tesla? Non eravamo alle bolle? ma perchè Tesla è la versione di una mini bolla. Tornando agli anni 2000, le grandi aziende investivano in modo terribile. Una sfortunata lezione arriva da Cisco Systems, per breve tempo la più grande azienda del mondo è stata proprio CSCO, nel 2000 era il fornitore dominante dell’infrastruttura fisica di Internet. Poche settimane fa, Cisco ha raggiunto il suo primo massimo dal 2000, prima di tornare indietro. Chiunque abbia acquistato l’azienda al top 21 anni fa è ancora seduto su una perdita e di sicuro sta piangendo sangue.
Tieni presente che Cisco è stata un’azienda di successo. È ancora potente e Internet è cresciuto tanto quanto speravano i più grandi ottimisti. Il problema era che anche questo non giustificava il pagamento di un multiplo di 46 volte le entrate. Il titolo ora viene scambiato 4,6 volte. Ricorda nulla?
E’ come se Tesla fosse scaldata da una coperta fatta di pelle di Orso, però al calduccio ci sta bene e nessuno la disturba. “Giuseppe, sei prevenuto e intanto hai perso guadagni mostruosi non credendo in Tesla.”
E’ proprio vero. Sì, è una grande azienda, e sì, i veicoli elettrici sono il futuro. Ma non voglio comprare a questo prezzo, io mi ricordo Cisco, io c’ero. Allora cosa mi dici di Amazon?
Il mio lavoro è bellissimo quanto complicato. Come Tesla, anche Amazon ha un CEO che si lancia nello spazio. E’ stato anche oggetto di una delle manie di investimento più folli della storia. Il punto cruciale per gli appassionati di Tesla è che per quelli con pazienza basterebbe guardare Amazon, anche acquistandola in cima alla sua prima bolla, ha restituito negli anni un mostruoso guadagno.
Ecco come si sono comportati i prezzi delle azioni delle due società partendo dalle loro IPO anticipando quella di Tesla per fare un paragone. È su una scala logaritmica, altrimenti l’intera storia di Tesla sembrerebbe una linea piatta.
Finora, ci sono somiglianze tra i percorsi di crescita delle due società. Nel 1999 Amazon era una libreria online in perdita ma popolare che aveva iniziato a vendere altri beni. Molte persone stavano cercando di vendere i loro prodotti online. Non era nemmeno chiaro che Amazon sarebbe emersa come il rivenditore Internet dominante. Dopotutto, a quel punto il motore di ricerca più popolare era Altavista.
Solo nel 2009, Amazon mostrò la capacità di realizzare un profitto perfezionando e lanciando il suo primo Kindle.
Lo streaming di video, generi alimentari, Prime Day, Alexa e, soprattutto, Amazon Web Services. Tutto ciò ha alimentato una crescita notevole negli ultimi 12 anni. La maggior parte erano inimmaginabili nel 1999. Quindi quelli che hanno comprato al picco precedente sono stati solo fortunati?
La valutazione di Tesla dipende in modo simile dal fatto che la società utilizzi la sua posizione dominante nei veicoli elettrici per sfruttare opportunità che non esistono ora ma che esisteranno tra un decennio da ora? Alcuni dei più entusiasti sostenitori di Tesla argomentano proprio questo, il futuro. Ma il futuro è pericoloso perchè non possiamo prevederlo e allora io rispondo, Amazon.
La storia di Tesla e Amazon cosa mi insegna? Che il lungo periodo alla fine paga sempre, anche se acquisto su quelli che io penso siano i massimi. E Cisco? Sfortuna, cattiva gestione manageriale, concorrenza agguerrita, possiamo chiamarla in mille modi, io la chiamo la molecola impazzita. Sta di fatto che se in portafoglio avessi avuto tutte e tre le aziende, beh direi che Cisco mi avrebbe fatto il solletico.
Io paragono dei titoli azionari all’andamento di un indice, quindi è possibile che il mercato possa rimanere in silenzio per 10 anni? Beh il Giappone questo ci ha insegnato, i famosi “10 anni bui” e ti assicuro che io ho tanta paura del buio.
Bella la parabola dei titoli, ma parliamo di valutazioni.
Parlare di bolle ci porta alla valutazione. Se proprio non riesco a farti desistere dal cronometrare una bolla, almeno cerca di utilizzare gli strumenti adatti, come la valutazione. Buone metriche possono mostrare quando un mercato sembra in una bolla e anche dove si può trovare un migliore asset.
L’ultima versione del multiplo prezzo-utili corretto per il ciclo di Robert Shiller, o CAPE, presa dal suo sito web, te la metto qui sotto. Sostituendo il prezzo di chiusura di ieri, ha superato 39. Il CAPE in precedenza ha raggiunto questo livello solo da gennaio 1999 a ottobre 2000.
Ma, l’aspetto importante è che i tassi a lungo termine erano molto più alti allora. I bassi tassi di oggi giustificano probabilmente un multiplo più alto, quando i tassi aumenteranno, probabilmente le azioni mancheranno di supporto, non tutti i settori, ma alcuni di loro sicuramente.
È difficile utilizzare il CAPE per confronti geografici. Chiaramente le grandi aziende tecnologiche statunitensi hanno guadagni ben più alti e dovrebbero avere multipli più alti rispetto ad altri paesi. Tuttavia, il team di strategia azionaria globale di Citigroup Inc. guidato da Rob Buckland produce un riepilogo settimanale delle valutazioni che costituisce una lettura interessante.
La notevole valutazione della Danimarca testimonia il successo di Novo Nordisk, così come di Vestas Wind Systems. Queste due società più il gruppo logistico DSV rappresentano oltre la metà della valutazione della borsa di Copenaghen.
Oltre alla Danimarca, la classifica mostra alcune sorprese. Gli Stati Uniti sono, infatti, molto costosi. L’India, tuttavia, non è molto più economica e un certo numero di grandi mercati europei non sembrano economici. Se c’è un mercato che sembra davvero sorprendentemente buono, è il Regno Unito, stretto tra Thailandia e Colombia.
Londra è piena di banche e compagnie petrolifere, che sono scese in tempi difficili nell’ultimo decennio. Le valutazioni di questi settori sembrano essere rimaste ulteriormente indietro su base globale rispetto al minimo dello scorso anno. Questo nonostante la prospettiva di tassi più alti che aiutino le banche e un significativo rally del petrolio.
Le banche e le società energetiche si trovano ad affrontare uno sconto di valutazione sempre più ampio. Quindi, per concludere, se sei un cacciatore di bolle e punti al bubble-timing, credi alla storia dell’inflazione come negli anni 70, alla recessione come nel 29 e al fatto che a Natale non ci saranno regali, beh, allora ha un senso aumentare gradualmente la caccia alle compagnie petrolifere e banche, magari con un occhio verso Buckingham palace.
Altrimenti, puoi sempre seguire il mio approccio. Cerco società sottovalutate e non mi interessa in che periodo ci troviamo perchè sono sicuro che col tempo, qualunque cosa accada, il mercato non è Cisco, è più Amazon.
Al tuo successo.
Giuseppe Pascarella