L’America vuole inondare il mondo di petrolio?

Nel PascaDaily di oggi ti vorrei parlare di un tema decisamente caldo nell’ultimo periodo, il petrolio. 

Petrolio che, in questo momento, si pensa essere la prima causa a livello globale dell’aumento dell’inflazione, quindi artefice del rincaro che sta colpendo i consumi praticamente in tutto il mondo. 

Il presidente americano Biden ha deciso di attuare una strategia che non veniva utilizzata da oltre quarant’anni per risolvere le criticità derivanti dal petrolio.

Ma in che modo?

Inondando il mercato di barili di petrolio!

Mi spiego meglio…

Negli Stati Uniti c’è una riserva di petrolio di emergenza gestita dal Dipartimento dell’Energia che si chiama Strategic Petroleum Reserve. 

Si tratta del più grande rifornimento di emergenza conosciuto al mondo e i serbatoi sotterranei si trovano in Louisiana e in Texas ed hanno una capacità di ben 714 milioni di barili di petrolio. 

Gli Stati Uniti avviarono questa riserva di petrolio nel 1975, dopo che le forniture furono interrotte durante l’embargo petrolifero del 1973-74 per mitigare future interruzioni dell’approvvigionamento. 

Da allora però non venne mai più utilizzato. 

Quindi questi 714 milioni di barili di petrolio sono ancora all’interno dell’SPR (Strategic Petroleum Reserve)…

Ora, conoscendo il rapporto tra domanda e offerta, se aumenta l’offerta di petrolio a fronte di una domanda molto alta, come in questo momento, il prezzo automaticamente si abbassa. 

E infatti abbiamo visto che il prezzo in questi giorni si è abbassato di 5$ proprio perché Biden ha dato il via libera all’utilizzo di 180 milioni di barili di petrolio presi proprio dalla SPR, lo Strategic Petroleum Reserve. 

Il petrolio, quindi, è crollato proprio a seguito delle disposizioni del presidente americano a seguito delle evidenti difficoltà odierne.

E non c’è da meravigliarsi che i futures del WTI, i West Texas Intermediate, sono scesi di circa il 5% fino a 102$, riducendo di un quarto il guadagno che avevano fatto nell’ultimo mese.

Gli Stati Uniti, inoltre, stanno valutando un rilascio di circa 1.000.000 di barili di petrolio al giorno per diversi mesi. 

Si parla di circa 180 giorni. 

E senza dubbio questo fornirebbe un sollievo a un mercato che in questo momento è notevolmente condizionato a causa della guerra in Ucraina. 

L’invasione ha alimentato l’inflazione, e ha portato una volatilità estremamente selvaggia sui mercati delle materie prime, con il greggio Brent – quello quotato in Inghilterra – che sta segnando una crescita mai registrata in questo mese. 

Tuttavia, Biden ha già ordinato due grandi rilasci di petrolio delle riserve statunitensi negli ultimi sei mesi, ma ha fatto poco per domare i prezzi dilaganti. 

Vedremo se ora la musica cambierà…

Già da tempo noi sentiamo parlare di aumento delle bollette, dell’elettricità e del gas, con rincari addirittura del 100%… 

Quindi, far fronte a questa problematica, ora risulta maledettamente importante.

E non solo in ottica rincari in bolletta…

Ma un prezzo del petrolio più basso, significherebbe anche ridurre l’inflazione, che a questo punto spingerebbe addirittura la FED, la Banca centrale americana, a aumentare i tassi di interesse ad un ritmo più lento. 

E queste condizioni non solo sarebbero di aiuto al mercato finanziario…

Ma l’economia in generale ne trarrebbe beneficio impedendoci di finire in un vortice chiamato stagflazione, in cui l’inflazione molto alta e una crescita economica stagnante la farebbero da padroni.

Al tuo successo,

Giuseppe

 

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