Stamattina ho avuto una telefonata decisamente insolita.
Un cliente, dopo aver controllato il proprio conto, mi chiama per chiedermi come mai, le quantità di Amazon in portafoglio fossero aumentate di circa 60 unità.
Ovviamente non si tratta di un regalo, ma dello split azionario 20 a 1 del colosso americano.
E visto che molti potrebbero trovarsi nella sua stessa condizione, ho deciso di dedicare questo PascaDaily allo split azionario di Amazon.
Ma prima di iniziare…
Cos’è uno split azionario?
Uno split azionario, in parole semplici, consiste nel dividere una singola azione in tante più piccole.
Quindi, nel caso di Amazon, grazie allo split 20 a 1, ad ogni possessore, per ciascuna azione in portafoglio, gliene verranno riconosciute 20.
Ovvio che il valore non sarà più di 2.500$, bensì 125$.
Quindi se prima possedevo un’azione da 2.500$, ora me ne ritrovo venti da 125$.
In pratica non cambia assolutamente niente per chi ha in portafoglio l’azienda.
Da una parte, è il classico modo per incentivare nuovi investitori ad acquistare il titolo.
Dall’altra può essere una mossa per portare Amazon ad essere quotato nel Dow Jones Industrial Average.
Questo sarebbe un altro importante passo per il colosso americano che sancirebbe ancor di più il suo strapotere.
Tuttavia, è un’operazione che richiede del tempo.
Quindi, qualora dovessero verificarsi i presupposti, dovremmo comunque aspettare del tempo prima di vedere Amazon quotato nel DJIA.
Ma perché le aziende optano per uno split azionario?
Beh, normalmente le aziende tendono a farlo perché le loro azioni sono già aumentate molto nell’ultimo periodo e con il supporto di nuovi investitori possono continuare a salire.
Di per sé, un frazionamento azionario non dovrebbe né creare né distruggere alcun valore.
in altre parole, se un’azienda con degli ottimi fondamentali e in buona salute si accorge che il suo valore potrebbe impedire a buona parte degli investitori di acquistare le proprie azioni…
Lo split azionario diventa, per certi versi, un’operazione obbligatoria per attirare nuovi investitori.
E i numeri parlano da soli.
Secondo i ricercatori della Bank of America Securities…
Dal 1980, le azioni che hanno annunciato le una scissione, hanno battuto lo Standard & Poor’s 500 di 16 punti percentuali – in media – nei successivi dodici mesi.
Il periodo di massimo splendore del frazionamento azionario è stato durante la bolla tecnologica della fine degli anni 90’.
Pensa che, in appena 3 anni, dal 97’ al 2000, ce ne sono stati ben 65.
Ma torniamo ad Amazon.
Nel momento in cui sto scrivendo questo articolo, il titolo segna un -34%, ma ovviamente non rispecchia la realtà.
Semplicemente i rendimenti non sono stati ancora sincronizzati con i prezzi attuali.
Quindi, qualora avessi anche tu Amazon in portafoglio e vedi il titolo in calo del 40, 50 o persino del 70%, niente paura.
Non è reale.
Prima che gli home banking si sincronizzino con il nuovo valore del prezzo societario, ci vogliono sempre 2 o 3 giorni.
Ora, per concludere…
Cosa possiamo aspettarci dallo split di Amazon?
Beh, indubbiamente il frazionamento potrebbe suscitare entusiasmo per il titolo, in calo del 26% da inizio anno…
Ai prezzi di oggi, circa 125$ è appetibile per un numero incredibilmente maggiore di nuovi investitori.
Motivo per cui non mi stupirei se vedessi il titolo crescere nei prossimi mesi.
Al tuo successo,
Giuseppe