Dopo un anno dominato dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, i timori di una forte Brexit e di un rallentamento globale, il 2019 si è chiuso comunque in modo positivo. L’S&P500 ha toccato un nuovo record quando le preoccupazioni relative a questi rischi geopolitici sono diminuiti.
Se diamo uno sguardo al 2020, più volte ho sottolineato che, al di là di possibili fattore esagoni, credo sarà un anno positivo, non come il 2019 ma positivo con i venti recessivi ancora lontani. Io non tratto direttamente i mercati emergenti nei miei portafogli, ma è comunque importante tenere traccia delle prospettive di tali mercati. Essi influiscono direttamente quelli più capitalizzati, se pensiamo alle tensioni in Turchia, ai disordini in Argentina o ai problemi in Medio Oriente, ci accorgiamo subito che ormai la borsa è globalizzata e avendo spazio per investire in qualsiasi mercato, gli investitori ampliano i propri portafogli con asset di mercati emergenti, in questo modo il loro andamento influisce inevitabilmente sui volumi.
Il recente mutamento delle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina ha drasticamente migliorato le prospettive dei mercati emergenti e creerà opportunità di crescita per molte nazioni nel 2020.
Dopo due anni difficili, il 2020 si preannuncia come quello di ripresa per le economie e i mercati finanziari di diversi importanti paesi emergenti. Insieme a una migliore prospettiva commerciale globale, l’allontanamento dalle politiche monetarie restrittive, che ha prevalso negli anni precedenti a favore di una politica monetaria più flessibile, ha aperto la strada alla crescita nei mesi a venire.
Le principali banche centrali del mondo hanno sincronizzato le loro politiche monetarie a favore di tassi di interesse più bassi. Alcune delle più grandi nazioni del mondo si stanno muovendo a favore di politiche fiscali stimolanti, rispetto alle politiche più restrittive degli anni precedenti. In testa a tutti, la Federal Reserve americana ha tagliato il suo tasso di interesse di riferimento tre volte l’anno scorso e continua ad acquistare buoni del Tesoro a breve termine nel suo continuo tentativo di fornire liquidità per il mercato finanziario statunitense.
Dall’altra parte dell’oceano, la Bank of England (BoE) sembra essere orientata verso tassi di interesse ancora più bassi di quelli prevalenti di recente. Almeno questo sembra essere il consenso degli osservatori della banca centrale. Mentre il tasso bancario ufficiale dell’Inghilterra è ora allo 0,75%, il governatore uscente della BoE, Mark Carney, ha recentemente suggerito che tassi più bassi sono una possibilità valida nel 2020 se l’economia britannica dovesse rimanere debole.
In Cina, nel frattempo, la Banca popolare ha ridotto il coefficiente di riserva* per gli istituti di credito, che è la quantità di denaro che deve essere detenuto dalle banche a fini di sicurezza. I responsabili politici ritengono che questa azione libererà circa $ 115 miliardi e alla fine darà impulso all’economia cinese, che a sua volta contribuirebbe a stimolare l’economia globale.
*Il coefficiente di riserva obbligatoria è una percentuale dei depositi, stabilita dalla banca centrale, che una banca non può investire perché necessaria a garantire la liquidità dei depositi.
Tradotto più semplicemente: nel momento in cui una persona deposita dei soldi in banca, la banca può investirne una parte (per ottenere ricavi in modo da ripagare gli interessi del deposito), ma deve conservarne una percentuale sotto forma di riserva obbligatoria.
Uno dei principali motivi della sottoperformance delle nazioni dei mercati emergenti durante gran parte dell’ultimo decennio è stata la predominanza di politiche di austerità e misure monetarie restrittive da parte di banche e governi. Al contrario, gli Stati Uniti sono stati in grado di evitare le turbolenze del mercato economico e finanziario, che hanno periodicamente distrutto le nazioni in via di sviluppo negli ultimi dieci anni, grazie in gran parte alla posizione accomodante della Federal Reserve. Ma dopo anni di sofferenza, le nazioni emergenti sembrano aver finalmente imparato le loro lezioni e stanno facendo tutto il possibile per stimolare le rispettive economie.
Più di qualsiasi altra banca centrale nel mondo, la politica monetaria della Banca popolare cinese è probabilmente la più importante. Essendo la seconda economia più grande del mondo e la principale nazione manifatturiera, i suoi dati influiscono in modo incisivo, prospettive economiche positive della Cina sono sempre una buona notizia per il resto del mondo.
Cina
Osservando le tendenze attuali in Cina, la domanda interna sta resistendo abbastanza bene. Le vendite al dettaglio rimangono forti, nonostante i timori per la guerra commerciale, con statistiche ufficiali che mostrano una crescita del 9,2% rispetto all’anno precedente, secondo il National Bureau of Statistics cinese.
Inoltre, nonostante le restrizioni del mercato, le vendite immobiliari stanno crescendo, il che ci dice che i driver fondamentali, come l’urbanizzazione e l’aggiornamento, rimangono robusti.
Le società immobiliari cinesi hanno venduto case più velocemente di quanto possano costruirle, questo ha rafforzato i numeri economici principali nel 2020. Le azioni cinesi hanno avuto un anno piuttosto positivo nel 2019 e il governo è sicuro sul fatto che continueranno l’ascesa anche nell’anno del topo. Ci sono società solide che credo continueranno a fornire una crescita degli utili resiliente. Inoltre, stiamo assistendo ad un numero maggiore di aziende di qualità che entrano nel mercato pubblico.
Sul fronte politico, mentre non prevedo che il prossimo anno il governo cinese lancerà un pacchetto di stimoli su larga scala, le politiche saranno probabilmente di supporto e mirate. La riforma delle imprese statali (SOE) può essere un potenziale jolly che potrebbe sbloccare il valore nascosto in molte SOE (imprese statati) cinesi.
D’altra parte, lo sviluppo delle relazioni USA-Cina rimane incerto e la mio opinione è che la rivalità durerà per un periodo di tempo più lungo. Detto questo, i portafogli cinesi sono orientati al consumo interno e hanno una scarsa esposizione diretta alle industrie influenzate dalle tariffe.
Complessivamente, mantengo la mia attenzione su temi a lungo termine, grazie al riequilibrio della Cina nel settore servizi e consumi, l’aumento della quota di spesa discrezionale, l’aumento della spesa in R&S e tecnologia che porterà a innovazioni e consolidamento del mercato interno.
I disordini sociali in gran parte del mondo
Da Hong Kong al Cile, dal Libano alla Colombia, i manifestanti sono scesi in piazza nel 2019. Le manifestazioni di massa di solito indicano un certo grado di aumento del rischio politico in un determinato mercato, ma non è affatto chiaro se le proteste del 2019 siano state motivate da un problema unico, più ampio come, ad esempio, le rivolte della primavera araba.
A Hong Kong, di gran lunga la protesta più drammatica, i manifestanti hanno contestato una proposta di legge che consentirebbe l’estradizione dei fuggitivi nella Cina continentale. In molti modi, la legge stessa era un simbolo della preoccupazione che la terraferma stesse invadendo troppo l’autonomia a cui Hong Kong si è abituata.
L’impatto degli investimenti a breve termine è stato minore: l’indice Hang Seng ha effettivamente guadagnato nel 2019 nonostante le proteste, poiché la maggior parte delle società dell’indice ha sede nella Cina continentale. Mentre la tensione tra Cina e Hong Kong può avere ramificazioni a lungo termine per entrambi i paesi, visto il ruolo di Hong Kong come centro finanziario globale, ha poche possibilità di riversarsi sull’asset class nel suo complesso.
La disparità di reddito ha avuto un ruolo nelle proteste scoppiate in Cile, Libano e Colombia, ma l’insoddisfazione per i funzionari pubblici ha avuto un ruolo probabilmente maggiore. La disparità di reddito ha svolto il ruolo più importante nelle proteste del Cile, che ha avuto inizio con un modesto aumento delle tariffe dei trasporti pubblici. Il paese è uno dei 20 più diseguali al mondo e i manifestanti hanno espresso frustrazione per tutto, dalla privatizzazione del sistema sanitario e pensionistico del paese ai bassi salari.
In Libano e Colombia, i manifestanti sono ugualmente preoccupati della governance come delle disparità economiche. Le manifestazioni della Colombia sono iniziate dopo una proposta di riduzione delle pensioni, ma l’infelicità per l’avanzamento del processo di pace con i guerriglieri delle FARC, le presunte violazioni dei diritti umani e la corruzione percepita hanno alimentato la rabbia. I manifestanti libanesi sono scesi in piazza dopo che sono state annunciate nuove tasse, ma le loro frustrazioni sono dovute anche alla corruzione percepita e la carenza di elettricità e acqua.
Le economie che hanno subito proteste sono relativamente piccole, ad eccezione del Brasile. Sebbene i disordini continui possano avere un impatto sulle aziende locali a breve termine, i loro problemi sono disparati e prevedo che il loro impatto sarà relativamente contenuto nel 2020.
Brasile e Argentina ad un bivio
Ciascuna delle due maggiori economie dell’America Latina entra nel 2020 avendo di fronte un grosso bivio. In Argentina, c’è l’inaspettata espulsione del presidente Mauricio Macri, che tentò di costruire una nuova amministrazione per cercare di invertire il precipitoso declino dell’economia. Nel frattempo, il Brasile ha compiuto i primi decisivi passi per mettere la sua economia su un percorso di crescita sostenibile, ma le prospettive per le future riforme sono torbide.
Gli elettori argentini hanno respinto in ottobre le riforme pro-mercato del presidente Mauricio Macri a favore dell’uomo di sinistra Alberto Fernández. Fernández deve trovare un modo per affrontare l’inflazione del paese, l’indebolimento della valuta e la fuga di capitali, combattendo anche l’alto tasso di disoccupazione e povertà. Inoltre, la nuova amministrazione deve cercare di rinegoziare i termini del suo salvataggio dal Fondo monetario internazionale (FMI).
Nei suoi primi giorni in carica, Fernández ha proposto una nuova legge (il piano di solidarietà sociale e di riattivazione della produzione) che aumenterebbe le tasse sull’esportazione della soia, grano e mais, applicherebbe una tassa del 30% sugli acquisti effettuati all’estero e aumenterebbe le tasse sui ricchi.
Le sole tasse sui cereali dovrebbero produrre $ 1,8 miliardi, ma si stima che siano necessari circa $ 4 miliardi per evitare di aumentare il deficit fiscale. L’amministrazione ha inoltre proposto una spesa maggiore per far fronte alla fame, alle infrastrutture e alle abitazioni, mentre la banca centrale ha abbassato il proprio tasso di interesse politico dal 63% al 58% per sostenere una ripresa economica.
Il governo ha anche ritardato il pagamento di circa $ 9 miliardi di debito in dollari statunitensi per la seconda volta in cinque mesi, chiedendo agli obbligazionisti di avere fiducia mentre cerca di ristrutturare il proprio debito.
Nel frattempo, il Congresso brasiliano nel 2018 ha approvato una tanto attesa riforma pensionistica che dovrebbe far risparmiare al governo fino a 200 miliardi di dollari americani nel prossimo decennio. Tuttavia, il governo ha recentemente ritardato ulteriori riforme del sistema fiscale e dei servizi pubblici, nonché tagli alla spesa.
Le riforme sono necessarie per rilanciare la crescita economica che è stata a lungo bloccata. I pagamenti pensionistici consumano il 45% del bilancio federale, un importo pari all’8,6% del PIL totale della nazione. I limiti di bilancio di 20 anni sanciti da un emendamento costituzionale del 2016 devono già essere adeguati e, al ritmo attuale, la crescita dei prodotti non discrezionali potrebbe costringere un arresto del governo entro il 2021.
Conclusione
I fondamentali dei mercati emergenti indicano una classe di attività che sembra pronta per una solida crescita quest’anno, ma i fondamentali hanno recentemente fatto un passo indietro rispetto alle questioni globali. Se qualcuno dovesse elencare le condizioni ideali per investire nelle azioni dei mercati emergenti nel 2020, includerebbe la crescita degli Stati Uniti, una crescita globale costante, un continuo allentamento della banca centrale e, forse, una soluzione più concreta alle questioni commerciali sospese tra Stati Uniti e Cina.
Il debito dei mercati emergenti ha registrato un tasso del 14,3% nel 2019. I forti guadagni dell’anno scorso hanno più che compensato il declino di circa il 5% che le varie attività hanno subito nel 2018. Il 2019 ha beneficiato del favorevole contesto inflazionistico e delle politiche accomodanti delle banche centrali di tutto il mondo, sebbene un modesto inasprimento degli spread e l’apprezzamento della valuta abbiano anche favorito i rendimenti.
Mentre ci dirigiamo all’interno del 2020, la domanda chiave per gli investitori è se l’azionario può continuare a offrire rendimenti fortemente adeguati al rischio. La risposta è si, prevedo rendimenti positivi anche se a livelli più contenuti rispetto il 2019. Ritengo che numerosi fattori supportino la mia tesi. Innanzitutto, le prospettive di crescita globale si sono stabilizzate negli ultimi mesi. Il rischio di un’imminente recessione negli Stati Uniti è diminuito e l’allentamento monetario sia negli Stati Uniti che in tutto il mondo dovrebbe limitare i rischi al ribasso per la crescita globale nel 2020.
Il livello elevato di inasprimento monetario nei mercati maggiori, dovrebbe mantenere condizioni di liquidità favorevoli per l’azionario dei mercati emergenti per tutto il 2020.